giovedì 30 luglio 2009


Premessa
La mattina del 30 Giugno 1908 alle ore 7,14, un meteorite roccioso di 60 metri di diametro penetra l’ atmosfera ed esplode sopra la Siberia Orientale a circa 6-8 Km d’altezza. L’energia liberata è spaventosa, pari a 1000 bombe atomiche come quella di Hiroshima, la foresta è rasa al suolo per oltre 2000 Km².

TEORIA DELLA COMETA

Tunguska, 30 giugno 1908: cosa accadde? Secondo uno studio pubblicato sull'ultimo numero della Geophysical Research Letter ad abbattere 80 milioni di alberi della foresta siberiana fu una cometa e non un grosso meteorite o un asteroide come si è pensato negli ultimi 100 anni.

Quel giorno poco dopo le 7 del mattino, ora locale, qualcosa esplose a 8 chilometri sopra la taigà siberiana vicino al fiume Tunguska, distruggendo ogni forma di vegetazione e vita per un raggio di 2150 chilometri quadrati.

Quel che accadde in quella zona di così terribile da provocare un boato, che fu udito a oltre 1200 chilometri e che provocò onde di pressione così anomale da appassionare gli scienziati che parteciparono al congresso della British Metereological Society del 1908, rimase fino al 1927 un mistero. Solo in quell'anno, con la prima missione sul posto condotta dallo scienziato russo L. Kulik, fu possibile associare il forte boato, la pressione e il lampo di luce dell'esplosione, con lo spettacolo che si presentò ai suoi occhi: più di 2000 chilometri quadrati di foresta siberiana abbattuta al suolo e per 1000 chilometri quadrati, intorno all'epicentro, tutti gli alberi carbonizzati.

Da allora, fino a questi anni, sono state tante le ipotesi e le teorie che gli studiosi di tutto il mondo hanno formulato per spiegare la causa dell'evento e tra le tante risposte che si sono dati, oggi è nato un nuovo dibattito intorno a quella tragedia della natura. Al centro di questo dibattito le nubi che si formano ai poli dopo i lanci dello Shuttle. Le stesse nubi che furono viste la notte dopo l'evento di Tunkunska. Forse uno dei pochi dati certi raccolti nei giorni che seguirono l'esplosione: furono notate, infatti, nei luminosi cieli notturni di tanti luoghi lontani da Tunguska, in particolare, in Inghilterra, delle nuvole lucentissime, dette nubi nottilucenti che si formavano nell'alta atmosfera terrestre (mesosfera), oltre gli 85 chilometri di altezza e si vedevano a grande distanza quando venivano illuminate dalla luce del Sole.

Queste stesse nubi, costituite prevalentemente da acqua ghiacciata, sono state notate nelle regioni polari da molti ricercatori, dopo i lanci dello space Shutte Discovery nel 1997 e Endeavour nel 2003. Dato che il motore principale della navetta combina insieme ossigeno liquido con idrogeno, ogni lancio produce più di 300 tonnellate di acqua che va a depositarsi nell'alta atmosfera. Capito questo, agli scienziati rimaneva però ancora poco chiaro, come una "coda" di vapore acqueo potesse diffondersi nel raggio di 1000 chilometri e viaggiare a più di 8000 chilometri verso i poli.

Ora Michael Kelley e colleghi hanno cercato di spiegare questo fenomeno proponendo la teoria della cosiddetta turbolenza bidimensionale". Il fenomeno avviene quando i fluidi, invece di muoversi liberamente in tre dimensioni, sono "vincolati" da un campo magnetico, con il risultato che si muovono molto più velocemente in due dimensioni.

Gli scienziati spiegano, così, che il vapore acqueo intrappolato in uno strato a due dimensioni viene incanalato velocemente verso i poli e "spazzato" via su grandi distanze. "Una fisica totalmente e inaspettatamente nuova", ha commentato Michael Kelley, che avendo scoperto un meccanismo per il trasporto di acqua su grandi distanze, che produce le nubi nottilucenti, ipotizza che il magico cielo delle notti del dopo Tunguska potrebbero spiegarsi con la grande quantità di acqua rilasciata nell'alta atmosfera.

Acqua appartenente ad una cometa, afferma, che ha perso il ghiaccio esterno della sua chioma prima di impattare nell'atmosfera terrestre. "E' come riesumare risolvere i misteri di un "cold case" di 100 anni fa", ha commentato Kelley.

http://www.apcom.net

Articolo scientifico: http://europa.agu.org/?view=article&uri=/journals/gl/gl0914/2009GL038362/2009GL038362.xml&t=%20tunguska